Per le festività di fine anno ricadranno su pesce e molluschi le scelte gastronomiche dei pugliesi soprattutto per il cenone della vigilia di Capodanno, con la forte crescita della domanda dei molluschi, dai polpi (+20%) alle seppie (+11%) fino alle vongole (+28%), oltre a baccalà, cozze, mazzancolle, scampi, canocchie, cannelli, gallinelle e triglie. È l’analisi di Coldiretti Puglia, condotta in occasione delle feste che chiudono il 2020 segnato dall’emergenza Covid, dove crollano al contempo gli acquisti di pesce azzurro che fanno segnare un calo che varia dal -6% per le sarde al -12% fino al -15% per lo sgombro, di contro cresce il consumo di spigole del 7%.

“Le festività devono servire a riavvicinare i pugliesi al consumo di pesce locale che in Puglia paradossalmente è tra i più bassi d’Italia, nonostante sia una regione con oltre 800 chilometri di costa e una tradizione marinara molto forte. Occhio all’origine del pesce acquistato, con le insidie nel piatto come per il filetto di brosme spacciato per baccalà, uno dei piatti tipici della vigilia servito in umido o fritto”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Quasi 8 pesci su 10 consumati in Italia sono stranieri spesso senza che i consumatori lo sappiano – denuncia Coldiretti Puglia – con il rischio che vengano spacciati per nostrani prodotti provenienti dall’estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy,.

La seconda ondata della pandemia ha causato il crollo delle attività di 20mila bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e 876 agriturismi in Puglia ha un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare – denuncia Coldiretti Puglia – con una perdita di fatturato di oltre 680 milioni di euro per i mancati acquisti in cibi e bevande nel 2020, a partire proprio dal pesce, per cui è necessaria una robusta iniziazione di liquidità per fare in modo che aziende agricole, stalle e frantoi, cantine e le marinerie possano sopravvivere alle crisi.

“La situazione delle marinerie in Puglia è molto grave – denuncia il presidente Muraglia – per il crollo della domanda sui mercati italiani ed esteri a causa del Covid con l’azzeramento degli ordini, per la chiusura 7 giorni su 7 dei ristoranti. Vanno assolutamente aiutate a superare il momento di grande difficoltà con una perdita di valore di oltre 30 milioni di euro”, insiste Muraglia.

Tra i trucchi nel piatto più diffusi – continua la Coldiretti Impresapesca – ci sono anche il polpo del Vietnam spacciato per nostrano, lo squalo smeriglio venduto come pesce spada, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, il pagro invece del dentice rosa o le vongole turche e i gamberetti targati Cina, Argentina o Vietnam, dove peraltro è permesso un trattamento con antibiotici che in Europa sono vietatissimi in quanto pericolosi per la salute. Un rischio confermato dai dati del Rassf, il sistema europeo di allerta rapido. Tra pesci e molluschi importati i più rischiosi per la presenza di metalli pesanti o per il parassita Anisakis o per escherichia coli e salmonella sono quelli provenienti da Spagna, Francia e Olanda.

E intanto la flotta peschereccia pugliese, denuncia Coldiretti, ha perso oltre un terzo delle imprese e 18.000 posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%. Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni – rileva Coldiretti Puglia – in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni.

La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi, organizzando iniziative nei Mercati di Campagna Amica di Foggia e Brindisi che hanno come obiettivo la vendita diretta e la tracciabilità del pescato.

Il consiglio di Coldiretti Impresapesca è di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”.

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